27 luglio, 2006

Come instaurare un dialogo con il nostro interlocutore...

Al di là delle tecniche, obbiettivi, finalità o necessità da soddisfare, fin dall'inizio è importante creare quella sintonia che “naturalmente” ci permetta di ottenere ascolto; quell’attenzione necessaria affinchè “passi” poi il messaggio e sia efficace e quindi realmente compreso. Tra soli due interlocutori la personalità, il modo di porsi, la comunicazione non verbale, sono tutti elementi importanti che contribuiscono all’intensità del flusso di comunicazione. Intensità che apre alla confidenza e permette di fare leva su quegli aspetti di disagio, mostrando quell’attenzione “consapevole” che riveli l'interesse sul cliente. Dobbiamo tenere anche conto che il cliente (questo cliente) tende a nascondere il suo problema ed è naturalmente aiutato dalla poca visibilità “fisica” della sordità.
Il feeling scatta se si sentirà “alleggerito”, quindi non solo compreso ma anche messo in condizione di avere fiducia e che potrà scaricare la tensione, la vergogna, la paura di non farcela. Sono tutti elementi che l'audioprotesista riconoscerà della massima importanza e alimenterà il dialogo, la fiducia attraverso manifestazioni continue di passione e disponibilità tendendo idealmente una mano fino a che il suo cliente sarà autonomo. La dimensione comunicativa nell’approccio del linguaggio dipende da diversi fattori: quali la qualità della comunicazione e la strategia adottata.La prima va in direzione della applicazione di tecniche di comunicazione, la seconda rappresenta la scelta dell'audioprotesista, personale e flessibile, poiché è direttamente conseguente dalla personalità del cliente. Per esempio con determinate personalità “asciutte” un'eccessiva prolissità rischia di far distrarre mentre invece accade il contrario se la persona si presenta come “calda” e disponibile. Occorre comunque rendere il cliente consapevole della sua perdita uditiva spiegandone gli effetti e l’audiogramma, il suo significato e le implicazioni. Cosa accade oggi nel suo modo di sentire e cosa potrebbe accadere nel futuro se non vi si pone rimedio, illustrando la relazione tra tutti i processi fisiologici che sono coinvolti nel sentire. La vista, il processo cognitivo, il processo di elaborazione e codifica del messaggio, la memoria, sono interessati nell’ascolto e anche in presenza di un piccolo difetto uditivo, tutto quello che abbiamo descritto può perdere proporzionalmente di efficienza (Figura I). Infatti, la presbiacusia, può essere una delle possibili cause di un decadimento cognitivo generalizzato e della conseguente dissociazione tono-verbale.
Pertanto è importante suscitare interesse ed attenzione, essere chiari, completi, esporre in modo logico e ordinato, lasciare parlare, dimostrare attenzione e coinvolgimento, adattare il linguaggio all’interlocutore, essere persuasivi e in ultimo ottenere consenso, risolvendo dubbi e incertezze. In ogni caso occorrerà guardare il cliente negli occhi: oltre ad essere un segnale di rispetto, mostra immediatamente all'interlocutore che lo si sta seguendo; ascoltare e il piegare la testa da un lato fissando l'interlocutore, per esempio, indica benevolenza, fiducia, disponibilità all'ascolto e conferisce autorevolezza al dialogo. Va anche tenuta in conto la interculturalità di alcuni nostri potenziali clienti originari di particolari zone del mondo. Per fare un esempio, se l’abitudine dei francesi è di guardare diritto negli occhi mentre si parla, per gli americani questo è un segnale di aggressività; tra queste due culture vi sono comunque ampi riferimenti comuni per dialogare con serenità. Nella realtà di oggi in Italia, invece, andiamo a relazionarci sempre più con persone provenienti da paesi, come l’Asia o l’Africa, dove sono più forti le differenze con l’Europa. Pertanto, in questi casi, si opererà con un approccio più delicato. Queste sopraccitate tecniche sono solo alcune tra le tante che favoriscono e danno enfasi al dialogo. E” necessario comprenderne il valore ponendosi, ahimè, oltre l'autoformazione e l'esperienza personale e collocando nella propria professionalità anche un “tempo di lavoro” per approfondire argomenti legati alle modalità della comunicazione e sentire infine questa come l'unica prassi che “rinfreschi” ed eviti il cristallizzarsi di schemi privi di contenuti. Tecniche e stili si evolvono perché si evolvono le stesse persone e non inseguire (meglio sarebbe riuscire ad anticipare) tutto questo, può comportare quella inadeguatezza che viene poi percepita come disinteresse.

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