25 luglio, 2006

La sordità, il problema invisibile...

Uno degli aspetti più emblematici della sordità è quello di essere un deficit in qualche modo nascosto, quindi non immediatamente visibile.
Gli altri handicap, come quelli motori e psichici, si notano maggiormente: un bambino affetto da sindrome di down si distingue per la particolare conformazione del suo viso, un paraplegico per la sua evidente difficoltà motoria, trattandosi cioè di un handicap palese, che è tangibile e facilmente riscontrabile.
La sordità non si vede e pertanto l’handicap non è cosi evidente. La non visibilità di tale patologia (l’ipoacusia) può ritardarne la diagnosi. Il soggetto ipoacusico è apparentemente un individuo autonomo e non necessita di assistenza fisica come nel caso di altri handicap più gravi.
Egli manifesta un’integrità fisica e cognitiva nella norma. Mentre il cane o il bastone bianco per il cieco o la carrozzina sono visibili, palesi e concorrono a far capire la diversità di cui si è portatori, le protesi acustiche sono spesso nascoste dietro i capelli e non ci si accorge della sordità di cui è affetto il soggetto, a meno che non gli si rivolga la parola a una certa distanza, parlandogli alle spalle o che lo si chiami in un ambiente rumoroso.
Per definire l’handicap oggi si preferisce la dizione situazione di handicap o preferibilmente soggetti con abilità differenti. I termini come “soggetto portatore di handicap” o “handicappato” sono superati. Non si tratta di tendere ad etichettare l’individuo, mettendone in luce solo gli aspetti relativi alla sua menomazione, quanto piuttosto di attivare termini che rivelino una maggior attenzione alla persona considerata nella sua globalità, di cui la minorazione è solo una componente.
Il termine “soggetto in situazione di handicap” sottolinea l’aspetto dinamico ed evolutivo delle persone che presentano una disabilità, mentre un adeguato processo educativo e riabilitativo può ridurre gli svantaggi legati al suo handicap. Oggi si tende ad utilizzare la definizione di soggetti “diversamente abili”, per sottolineare il valore dell’originalità di ciascuna persona. Questa accezione potrebbe aver il vantaggio di far riflettere su una condizione più complessa del singolo individuo, sulle sue potenzialità cognitive e affettive, che coinvolgono il contesto in cui vive, le dinamiche relazionali, le determinazioni storiche e culturali.

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