27 luglio, 2006

La varietà degli “estetismi”....

Ma la comunicazione verbale l'abbiamo davvero ottimizzata e la arricchiamo continuamente di nuovi contenuti e strumenti? (e che non siano solo tecnologici). Le metafore, a volte, possono facilmente aiutare a far comprendere l” eccessiva apprensione su alcuni aspetti.
Ad esempio anche se la tecnologia e l’attenzione alla psicologia del paziente oggi abbattono la barriera “estetica” dell’apparecchio acustico (infatti esistono soluzioni di dimensioni ridottissime definite “invisibili’), esaltando l’attenzione a questo aspetto, non si fa che confermare il problema più diffuso: la “visibilità” fisica dell’apparecchio acustico. Invece porre l’attenzione sulla diffusione di altri apparati utilizzati senza imbarazzo come il bluetooth, o la attenzione addirittura “richiamata” sul proprio orecchio da parte di chi si sottopone ad un piercing (vedi la foto nel post 'Orecchie'), sono esempi di quotidianità e di accettazione di una diversità che è stata ormai normalizzata e che non stupisce più.

E’ bene ricordare che quasi tutte le persone audiolese, per compensare il deficit, hanno appreso fin da tenera età, spontaneamente, una strategia fondamentale che è la lettura labiale, sviluppando il canale visivo. Sentono soprattutto con gli occhi e compensano la carenza di udito con una spiccata attenzione visiva; quindi la comunicazione non verbale ha qui una rilevanza importante.
Per comunicazione non verbale si intende qualsiasi comportamento, intenzionale o meno, che vada al di là delle parole in sé, che possa essere recepito da un ricevente come portatore di significato. Quindi sono coinvolti numerosi aspetti tra i quali: mimica facciale, sguardo, gesti, movimenti, postura, aspetto fisico, distanza interpersonale e altro ancora come, per esempio, l'ambiente, gli arredi e così via.
J. Eibl-Eibsfeldt sostiene che molte delle espressioni del viso, caratteristiche degli stati emotivi come la rabbia la tristezza e la felicità (entusiasmo), siano innate e non debbano essere apprese poiché i bambini che nascono ciechi e sordi rivelano fondamentalmente identiche modalità facciali della risata, del sorriso, del pianto, dei bambini nati normali. La metà superiore del viso intorno agli occhi e delle sopracciglia sembrano particolarmente importanti per segnalare emozioni…
Desmond Morris ha individuato 67 categorie di gesti e di comportamenti vari. Questo può dare un'idea della complessità dell'interpretazione del linguaggio del corpo.
Quindi possiamo enfatizzare quello che diciamo tenendo conto che il 70% del contenuto di un messaggio è di natura non verbale. I messaggi non verbali possono accompagnare quelli verbali o contraddirli ma l’entusiasmo è la vera forza della comunicazione.
Approfondire la capacità di comunicazione significa soprattutto calare, anche nel contesto del cliente, questi strumenti per cogliere più a fondo esigenze, problemi, resistenze e così via. Si tratta anche di conseguire processi di immedesimazione, di inversione di ruoli, che permettano a noi audioprotesisti di percepire prima e mostrare dopo sfumature che diversamente non verrebbero considerate. Ed è tra queste sfumature che acquisiscono valore tutti quegli aspetti che rendono maggiormente percepibili emozioni, calore, professionalità. E’ importante quindi che la comunicazione non verbale non contraddica assolutamente ciò che diciamo. Si dice che parliamo con la mente ma comunichiamo con il cuore. L’entusiasmo porta con sé energia che viene trasmessa ma la strada dell’entusiasmo la possiamo percorrere solo se crediamo nei nostri discorsi al punto da esserne emotivamente coinvolti. Allora basteranno parole semplici e appropriate, messaggi brevi ma incisivi. Ricordiamo che l’entusiasmo è una delle emozioni più visibili e la comunicazione non verbale permette di segnalare le emozioni.

Come instaurare un dialogo con il nostro interlocutore...

Al di là delle tecniche, obbiettivi, finalità o necessità da soddisfare, fin dall'inizio è importante creare quella sintonia che “naturalmente” ci permetta di ottenere ascolto; quell’attenzione necessaria affinchè “passi” poi il messaggio e sia efficace e quindi realmente compreso. Tra soli due interlocutori la personalità, il modo di porsi, la comunicazione non verbale, sono tutti elementi importanti che contribuiscono all’intensità del flusso di comunicazione. Intensità che apre alla confidenza e permette di fare leva su quegli aspetti di disagio, mostrando quell’attenzione “consapevole” che riveli l'interesse sul cliente. Dobbiamo tenere anche conto che il cliente (questo cliente) tende a nascondere il suo problema ed è naturalmente aiutato dalla poca visibilità “fisica” della sordità.
Il feeling scatta se si sentirà “alleggerito”, quindi non solo compreso ma anche messo in condizione di avere fiducia e che potrà scaricare la tensione, la vergogna, la paura di non farcela. Sono tutti elementi che l'audioprotesista riconoscerà della massima importanza e alimenterà il dialogo, la fiducia attraverso manifestazioni continue di passione e disponibilità tendendo idealmente una mano fino a che il suo cliente sarà autonomo. La dimensione comunicativa nell’approccio del linguaggio dipende da diversi fattori: quali la qualità della comunicazione e la strategia adottata.La prima va in direzione della applicazione di tecniche di comunicazione, la seconda rappresenta la scelta dell'audioprotesista, personale e flessibile, poiché è direttamente conseguente dalla personalità del cliente. Per esempio con determinate personalità “asciutte” un'eccessiva prolissità rischia di far distrarre mentre invece accade il contrario se la persona si presenta come “calda” e disponibile. Occorre comunque rendere il cliente consapevole della sua perdita uditiva spiegandone gli effetti e l’audiogramma, il suo significato e le implicazioni. Cosa accade oggi nel suo modo di sentire e cosa potrebbe accadere nel futuro se non vi si pone rimedio, illustrando la relazione tra tutti i processi fisiologici che sono coinvolti nel sentire. La vista, il processo cognitivo, il processo di elaborazione e codifica del messaggio, la memoria, sono interessati nell’ascolto e anche in presenza di un piccolo difetto uditivo, tutto quello che abbiamo descritto può perdere proporzionalmente di efficienza (Figura I). Infatti, la presbiacusia, può essere una delle possibili cause di un decadimento cognitivo generalizzato e della conseguente dissociazione tono-verbale.
Pertanto è importante suscitare interesse ed attenzione, essere chiari, completi, esporre in modo logico e ordinato, lasciare parlare, dimostrare attenzione e coinvolgimento, adattare il linguaggio all’interlocutore, essere persuasivi e in ultimo ottenere consenso, risolvendo dubbi e incertezze. In ogni caso occorrerà guardare il cliente negli occhi: oltre ad essere un segnale di rispetto, mostra immediatamente all'interlocutore che lo si sta seguendo; ascoltare e il piegare la testa da un lato fissando l'interlocutore, per esempio, indica benevolenza, fiducia, disponibilità all'ascolto e conferisce autorevolezza al dialogo. Va anche tenuta in conto la interculturalità di alcuni nostri potenziali clienti originari di particolari zone del mondo. Per fare un esempio, se l’abitudine dei francesi è di guardare diritto negli occhi mentre si parla, per gli americani questo è un segnale di aggressività; tra queste due culture vi sono comunque ampi riferimenti comuni per dialogare con serenità. Nella realtà di oggi in Italia, invece, andiamo a relazionarci sempre più con persone provenienti da paesi, come l’Asia o l’Africa, dove sono più forti le differenze con l’Europa. Pertanto, in questi casi, si opererà con un approccio più delicato. Queste sopraccitate tecniche sono solo alcune tra le tante che favoriscono e danno enfasi al dialogo. E” necessario comprenderne il valore ponendosi, ahimè, oltre l'autoformazione e l'esperienza personale e collocando nella propria professionalità anche un “tempo di lavoro” per approfondire argomenti legati alle modalità della comunicazione e sentire infine questa come l'unica prassi che “rinfreschi” ed eviti il cristallizzarsi di schemi privi di contenuti. Tecniche e stili si evolvono perché si evolvono le stesse persone e non inseguire (meglio sarebbe riuscire ad anticipare) tutto questo, può comportare quella inadeguatezza che viene poi percepita come disinteresse.

25 luglio, 2006

La sordità, il problema invisibile...

Uno degli aspetti più emblematici della sordità è quello di essere un deficit in qualche modo nascosto, quindi non immediatamente visibile.
Gli altri handicap, come quelli motori e psichici, si notano maggiormente: un bambino affetto da sindrome di down si distingue per la particolare conformazione del suo viso, un paraplegico per la sua evidente difficoltà motoria, trattandosi cioè di un handicap palese, che è tangibile e facilmente riscontrabile.
La sordità non si vede e pertanto l’handicap non è cosi evidente. La non visibilità di tale patologia (l’ipoacusia) può ritardarne la diagnosi. Il soggetto ipoacusico è apparentemente un individuo autonomo e non necessita di assistenza fisica come nel caso di altri handicap più gravi.
Egli manifesta un’integrità fisica e cognitiva nella norma. Mentre il cane o il bastone bianco per il cieco o la carrozzina sono visibili, palesi e concorrono a far capire la diversità di cui si è portatori, le protesi acustiche sono spesso nascoste dietro i capelli e non ci si accorge della sordità di cui è affetto il soggetto, a meno che non gli si rivolga la parola a una certa distanza, parlandogli alle spalle o che lo si chiami in un ambiente rumoroso.
Per definire l’handicap oggi si preferisce la dizione situazione di handicap o preferibilmente soggetti con abilità differenti. I termini come “soggetto portatore di handicap” o “handicappato” sono superati. Non si tratta di tendere ad etichettare l’individuo, mettendone in luce solo gli aspetti relativi alla sua menomazione, quanto piuttosto di attivare termini che rivelino una maggior attenzione alla persona considerata nella sua globalità, di cui la minorazione è solo una componente.
Il termine “soggetto in situazione di handicap” sottolinea l’aspetto dinamico ed evolutivo delle persone che presentano una disabilità, mentre un adeguato processo educativo e riabilitativo può ridurre gli svantaggi legati al suo handicap. Oggi si tende ad utilizzare la definizione di soggetti “diversamente abili”, per sottolineare il valore dell’originalità di ciascuna persona. Questa accezione potrebbe aver il vantaggio di far riflettere su una condizione più complessa del singolo individuo, sulle sue potenzialità cognitive e affettive, che coinvolgono il contesto in cui vive, le dinamiche relazionali, le determinazioni storiche e culturali.