La famiglia riveste una posizione di influenza nella vita dell’audioleso. Che siano genitori o figli, l’attribuzione di importanza che esercitano sul problema può essere determinante. A loro va fatto comprendere il disagio e la reale difficoltà del familiare; vanno “tradotti” significati dell’atteggiamento del cliente, per esempio, l’isolamento dovuto alla difficoltà di relazionarsi viene percepito come una mancanza di volontà o interesse nei loro confronti e far passare questa informazione agevola la disponibilità del familiare stesso. Inoltre anche nel processo di informazione sui benefici dell’applicazione protesica, vanno coinvolti i familiari proprio per ottenere da un lato, un importante feedback e dall’altro evitare (grazie alle informazioni date) inutili ansietà.
Nella " pubblicita' " qui riportata, (cliccarci sopra per vederla meglio...) c’è un esempio, di come si è cercato di portare a conoscenza, descrivendo in forma testuale, cosa percepisce una persona debole di udito nell’ascolto di una radiocronaca (quindi senza l’aiuto della lettura labiale) e senza l’uso di un apparecchio acustico. Il messaggio, in questo caso, è stato volutamente calato in un ambito di ampio utilizzo (sport – calcio) proprio per facilitarne il riscontro, la conferma. In sintesi possiamo dire che le stesse, modalità di comunicazione, rivolte all’audioleso, vanno perpetrate anche ai familiari con anche maggiore attenzione poiché essi, di fatto, non sono così coinvolti quanto chi sta vivendo il problema uditivo. Per esempio, anche l’aiuto che attuano coloro che si relazionano con l’audioleso parlando a voce alta, va fatto comprendere quanto possa essere carico di aggressività e possa generare tensioni conseguenti (come si vede in questo video).
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