31 ottobre, 2007

Regole...


Qui di seguito 10 + 10 regole... come evitare danni all'udito e come riconoscerli.

Mi sembra importante non dare per scontato questo tipo di informazioni...



DIECI REGOLE PER DIFENDERE L'UDITO

1. Modera il volume di radio e Tv.
2. Utilizza cuffie o tappi se sei esposto a rumori molto forti quotidianamente, o moderati ma a lungo.
3. Se sei costretto a convivere con rumori ad alta intensità fai delle "pause uditive" tra un'esposizione e l'altra.
4. Fai attenzione a sintomi come difficoltà a comprendere le conversazioni, a seguire dibattiti, a ricordare cose che ti sono state dette.
5. Ricorri subito ai consigli di un medico se senti fruscii o ronzii nelle orecchie.
6. Fai un test dell'udito dopo i cinquanta anni, e poi ogni cinque anni.
7. Informati se nella tua famiglia ci sono stati casi di sordità.
8. Alcuni farmaci sono dannosi per l'orecchio; leggi le avvertenze e limitane l'uso.
9. Non abusare di alcool e fumo. Fanno male anche all'udito.
10. Per ascoltare musica in ambienti rumorosi, usa auricolari che entrano nell'orecchio moderando il volume.

PROBLEMI DI UDITO? ECCO COME CAPIRLO

1. Se ti capita di sentire spesso dei fischi nelle orecchie.
2. Se ti sembra di sentire meglio con un orecchio che con l'altro.
3. Hai difficoltà a seguire le conversazioni in posti affollati.
4. Ti accade di dimenticare i discorsi ascoltati.
5. Hai difficoltà a seguire uno spettacolo al cinema o a teatro.
6. Hai difficoltà a comprendere una conversazione telefonica.
7. Gli altri lamentano che tieni il volume della televisione troppo alto.
8. Chiedi spesso alle persone di ripetere le cose.
9. Durante le conversazioni ti viene istintivo girare la testa o portare la mano all'orecchio.
10. Non percepisci rumori come il fruscio delle pagine di un giornale, il ticchettio del meccanismo di un orologio, il tintinnare di un cucchiaino nella tazza.

15 luglio, 2007

Riepilogo.... (da fonte non specialista....)


Finalmente un articolo ben fatto... e non da leggere necessariamente nei luoghi di settore...


La Sordità ed i disturbi uditivi ad essa legati costituiscono un serio problema medico e sociale, ancora oggi sottovalutato, nonostante ne sia interessato una parte importante della popolazione. Colpisce gravemente l’età infantile ove può provocare severe alterazioni nello sviluppo del linguaggio e conseguenti problematiche nella comunicazione e nell’assetto psicologico del bambino e gravi situazioni di disagio sociale nelle famiglie; interessa fortemente anche l’età giovanile come conseguenza di stili di vita ed abitudini errate, l’età lavorativa a causa dell’esposizione al rumore, e la popolazione anziana per gli inevitabili processi di deterioramento sensoriale legati all’età. Vi è poi il problema dell’inquinamento acustico ambientale che interessa milioni di italiani e può provocare seri disturbi uditivi e di altri apparati vitali. Gli acufeni o ronzii sono spesso disabilitanti e costituiscono un problema medico in parte ancora da risolvere.
La Ricerca audiologica è un cantiere aperto: negli ultimi anni si sono registrati incoraggianti progressi sia in laboratorio che nell’uomo, come nel campo della individuazione di molte sordità genetiche, della diagnosi precoce della sordità infantile già a pochi mesi di vita, del trattamento bio-elettronico delle forme più gravi di sordità neurosensoriale mediante chirurgia implantologica, degli studi sul possibile impiego riparativo delle cellule staminali, dell’individuazione delle sordità causate da disordini autoimmunitari, dello studio e trattamento moderno degli acufeni, dell’impiego di nuovi farmaci protettivi per l’udito, della realizzazione di moderni apparecchi acustici correttivi di tipo digitale.

LA SORDITA’ INFANTILE
La sordità infantile rappresenta una problematica frequente nell’ambito della popolazione italiana; sono circa 1500-2000 i bambini che nascono ogni anno, nel nostro paese, con ipoacusia grave. La ipoacusia, ossia il deficit funzionale dell’organo dell’udito, nei bambini è nella stragrande maggioranza (circa il 90%) dei casi congenita, legata cioè ad agenti che intervengono nel periodo pre e peri-natale. Le cause ereditarie sono le più frequenti (oltre il 50%), seguite da quelle infettive, tossiche, da sofferenza fetale, traumatiche. Di queste solo una metà vengono identificate prima dell’anno di vita, le altre vengono identificate tardivamente con una enorme ricaduta negativa sullo sviluppo comunicativo e cognitivo del bambino. Alcuni dati statistici descrivono bene la situazione in Italia:
• le sordità insorte prima o al momento della nascita costituiscono l’ 80% fra tutte le sordità infantili gravi; le sordità comunque acquisite prima dei tre anni, in periodo di apprendimento del linguaggio, costituiscono un ulteriore 10%;
• 1-2 bambini su 1000, nati apparentemente sani, presentano sordità alla nascita;
• 5-10 bambini su 100 nati a rischio, con varia patologia neonatale, presentano sordità;
• il 25-30% delle sordità precoci infantili sono di origine sconosciuta ma verosimilmente una parte di esse potrà essere in un prossimo futuro classificata come di origine genetica;
• in Italia sono circa 25.000 i bambini al di sotto dei 10 anni che hanno disturbi della comunicazione per deficit uditivo di vario grado;
• sono circa 6500-7000 i bambini le cui famiglie richiedono ogni anno il sostegno scolastico per problemi uditivi.
La diagnosi tardiva rende tutto molto più faticoso per il bambino. L’unica possibilità di arginare gli effetti dell’ipoacusia è costituita dalla prevenzione e dalla diagnosi precoce. La diagnosi può essere considerata ‘precoce’ se effettuata e confermata entro i primi 6-8 mesi di vita. Fino alla metà degli anni Novanta l’età media di prima diagnosi anche nei Paesi più industrializzati è stata di 30-36 mesi quindi in notevole ritardo rispetto ai tempi di acquisizione fisiologica del linguaggio.

LA SORDITA’ NELL'ANZIANO
La Sordità nell’anziano, o presbiacusia, è favorita da complessi fattori, tra cui quelli legati a processi neuro-degenerativi, circolatori e vascolari, ed è tra le condizioni più disabilitanti nella popolazione della cosiddetta terza età. L'isolamento prodotto dall'insufficienza di stimolazioni uditive va sicuramente a peggiorare la già precaria qualità della vita riducendo ulteriormente il suo livello di autonomia, le capacità di vita di relazione, il suo assetto cognitivo, psicologico ed emozionale.
Un salto in avanti nella qualità tecnologica degli apparecchi acustici ed una preparazione più qualificata, di livello universitario, degli operatori addetti alla protesizzazione acustica (audioprotesisti) hanno di fatto già prodotto un miglioramento del livello assistenziale e riabilitativo, ma ancora non sono molti gli anziani che utilizzano con continuità e profitto l’ausilio protesico e che si sottopongono ad un idoneo allenamento acustico, indispensabile quando, come nell’età avanzata, si devono rimodellare le strutture del sistema nervoso centrale. Un aiuto importante in questo settore può derivare dalla ricerca scientifica sui processi di invecchiamento sensoriale uditivo, sui mezzi farmacologici per prevenirlo e rallentarlo, sulle tecnologie di correzione protesica. Educare ed informare gli anziani e le loro famiglie sulle conseguenze di un isolamento uditivo e sulle possibilità mediche e rieducative, incoraggiandoli a sottoporsi a test uditivi in ambiente clinico, informandoli sulle possibilità di correzione con un idoneo apparecchio acustico ed abbattere le remore psicologiche ancora troppo radicate. Ed inoltre assistere l'anziano in tutto il suo cammino successivo promuovendo incontri periodici con personale qualificato, affinché lentamente, ma fattivamente, possa avvantaggiarsi in pieno della correzione offerta dallo strumento acustico e dalla rieducazione all'ascolto. Migliorare la sua integrazione nella società ed educare il cittadino ad accettare ed aiutare l'anziano che presenta difetti comunicativi; rallentare e prevenire, suggerendo idonei interventi di igiene di vita, i processi di invecchiamento sensoriale.

IL RUMORE AMBIENTALE: Un grande rischio per l’udito e per la qualita’ della vita
Dei ben sette milioni di italiani con problemi o disturbi uditivi, due milioni di adulti sono colpiti da Sordità a causa di attività lavorative in ambiente rumoroso, con ripercussioni che possono assumere carattere di particolare gravità sulla capacità produttiva e sulla vita di relazione del soggetto, nonché sui costi sociali.
I limiti di rumore imposti per la sicurezza sul lavoro, benché fissati dalle norme comunitarie e recepite dalla nostra giurisprudenza con il D.Lgs. 15 agosto 91 n. 277, sono provvisori e non tutelano in maniera certa le persone esposte e comunque non esistono mezzi di controllo adeguati alla vastità del problema.
L’inquinamento acustico nell'ambiente di vita, originato per esempio dal traffico, dalle attività ed apparecchiature condominiali, ha raggiunto in molte città livelli inaccettabili, fuori dai limiti raccomandati dall'Organizzazione Mondiale di Sanità ed imposti dalla normativa di legge vigente (Legge quadro n. 447/95), colpendo senza esclusione l'apparato uditivo di bambini, adulti ed anziani. Ma tale fonte di disagio è in grado di comportare anche problematiche sul riposo e sul sonno, sulla capacità di concentrazione e studio, sull’equilibrio psicofisico del soggetto che ‘subisce’ il rumore ed infine problematiche patologiche reattive a carico dell’apparato cardiovascolare, ormonale e del sistema nervoso centrale. Tutte le attività rumorose non possono superare il limite della ‘normale tollerabilità di ogni cittadino che desidera quiete e riposo, come stabilito dalle vigenti disposizioni di legge; tutte le sorgenti rumorose dovrebbero essere acusticamente isolate in modo che suoni e vibrazioni non si trasmettano nelle vicine abitazioni.

(da correrenelverde.it)

07 giugno, 2007

Finalmente...la legge !


Finalmente una legge che tuteli maggiormente le orecchie dal rumore pazzesco che sempre più ci assale ! Da sapere... da leggere. (Fonte: unionecosulenti.it).





Panorama storico: D.Lgs. 277/91 sicurezza e salute sul lavoro, il rumorePer recepire le Direttive Comunitarie n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, il Legislatore italiano aveva emanato il decreto Legislativo n. 277/91 che, agli artt. 38-49, prevedeva la disciplina per la protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti dall'esposizione al rumore durante l'attività lavorativa.Il rumore viene inteso come trasmissione di suoni e si tratta di un fenomeno vibratorio; i parametri per la sua misurazione sono l'ampiezza e la frequenza. Il rumore è misurato in decibel per quanto concerne l'ampiezza e in hertz per quanto concerne la frequenza.Il rumore, quando supera determinati limiti, causa danno (ipoacusia, sordità) e comporta l'insorgere di una malattia professionale: infatti, il Legislatore ha rivolto la sua attenzione a questo fattore, predisponendo un'adeguata disciplina normativa al fine prevenire i danni da eccessiva esposizione a rumori che superano una determinata soglia e ristrutturare adeguatamente gli ambienti di lavoro inquinati. Gli effetti nocivi del rumore sulla salute si suddividono in - uditivi;- extrauditivi.I primi hanno un'incidenza negativa sull'organo dell'udito in quanto provocano fischi e ronzii alle orecchie, in un primo momento, e riducono la capacità uditiva; possono, nei casi più gravi, portare alla sordità.Gli effetti uditivi si possono distinguere, a seconda del grado di importanza, in:- sordità temporanea, recuperabile a seguito di un periodo di riposo in un ambiente silenzioso;- affaticamento accompagnato da una persistente riduzione della sensibilità, nonché da disturbi generici che persistono per 10 giorni;- sordità conseguente ad un trauma acustico accompagnata dalla riduzione della sensibilità.Tra gli effetti extrauditivi, invece, rientrano insonnia, irritabilità, diminuzione della capacità di concentrazione, sindrome ansioso-depressiva, aumento dei livelli della pressione arteriosa, gastriti, ulcere, alterazioni tiroidee ed altri ancora.

Attuazione della prevenzione: le novità apportate dal D.Lgs. 195/2006, integrativo del D.Lgs. 626/94La precedente normativa in materia di sicurezza e salute sul lavoro (D.Lgs. 277/91), relativamente alla prevenzione degli effetti nocivi del rumore, prevedeva l'attuazione dei seguenti principi:- riduzione dei livelli di rumore alla fonte (ove possibile);- limitazione della propagazione delle onde sonore negli ambienti di lavoro;- limitazione dei tempi di esposizione al rumore dei singoli lavoratori;- protezione dei lavoratori attraverso l'utilizzo di appositi dispositivi individuali (ad esempio, cuffie o tappi auricolari). Sostanzialmente, l'attuale normativa ha mantenuto questi criteri per l'attuazione della prevenzione. Le novità più significative riguardano, invece, i limiti dei livelli di rumore cui sono esposti i lavoratori durante le lavorazioni, nonché le modalità di rilevazione.Secondo quanto disposto dalla precedente disciplina normativa, il datore di lavoro aveva l'onere di fornire appropriati dispositivi individuali di protezione dell'udito a tutti i lavoratori esposti quotidianamente a livelli di rumore superiori a 85 decibel. Il D.Lgs. 195/2006 ha introdotto nel D.Lgs. 626/94 il Titolo V-bis "Protezione da agenti fisici", che stabilisce quali sono i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza conseguenti all'esposizione al rumore.L'attuale normativa distingue valori di esposizione e valori d'azione i primi sono i livelli di rumore cui sono esposti i lavoratori indipendentemente dall'utilizzo individuale di particolari macchinari, ovvero i rumori presenti comunque in un locale dove si effettuano particolari lavorazioni rumorose; i secondi, invece, sono i livelli di rumore prodotti dall'utilizzo di singoli macchinari.Secondo la nuova disposizione legislativa, il livello di esposizione quotidiana al rumore è dato da un valore medio, calcolato in funzione del tempo, del livello di esposizione individuale durante una giornata lavorativa di 8 ore; mentre il livello di esposizione settimanale viene calcolato su un arco temporale di 5 giornate lavorative di 8 ore ciascuna.L'art. 49-quater del D.Lgs. 626/94, come modificato dal D.Lgs. 195/2006, stabilisce i valori limite di esposizione e di azione.In una giornata lavorativa di 8 ore, i valori di esposizione al rumore sono fissati in 87 decibel; mentre relativamente ai valori di azione l'attuale disposizione normativa distingue tra valori di azione superiori a 85 decibel e valori di azione inferiori a 80 decibel.Nei casi in cui l'esposizione giornaliera dei lavoratori sia variabile in maniera significativa in conseguenza delle caratteristiche proprie di una determinata lavorazione, le disposizioni legislative permettono di sostituire il livello di esposizione giornaliero al rumore con il livello di esposizione settimanale, purché, però, il livello di esposizione settimanale non superi 87 decibel e che vengano adottate misure adeguate per ridurre al minimo i rischi connessi a queste attività.L'art. 49-quinquies del D.Lgs. 626/94, come modificato dal D.Lgs. 195/2006, stabilisce determinati obblighi a carico del datore di lavoro, il quale, nella valutazione del rumore durante l'attività lavorativa, deve prendere in considerazione, tra l'altro,- ogni effetto sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rumore;- tutte le interazioni fra rumore e sostanze ototossiche connesse all'attività lavorativa specifica e relativamente a rumore e vibrazioni, nei limiti delle possibilità a livello tecnico;- ogni effetto indiretto sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori conseguentemente alle interazioni fra rumori e segnali di avvertimento o altri suoni che devono essere osservati per ridurre i rischi di infortunio;- l'esistenza di attrezzature alternative adatte a ridurre l'emissione del rumore;- la disponibilità di dispositivi di protezione dell'apparato uditivo dotate di adeguate caratteristiche di attenuazione.Il datore di lavoro era ed è attualmente tenuto adattare ai singoli lavoratori e alle loro condizioni individuali di lavoro i dispositivi di protezione forniti; questi dispositivi, per svolgere la loro funzione in maniera completa ed appropriata, devono essere utilizzati correttamente. Ulteriore obbligo del datore di lavoro era ed è rimasto quello di consultare gli stessi lavoratori o i loro rappresentanti relativamente alla scelta dei modelli dei dispositivi di protezione. La previgente normativa disponeva che ogni lavoratore esposto quotidianamente al rumore la cui soglia era superiore a 85 decibel doveva essere sottoposto ad una visita medica preventiva e ad un esame audiometrico, indipendentemente dall'utilizzo dei dispositivi di protezione individuali. Attualmente, invece, la legge stabilisce che la visita preventiva e l'esame audiometrico devono essere effettuati, per quanto riguarda sia l'esposizione al rumore sia l'esposizione ai valori di azione, ovvero i rumori specifici emessi dai macchinari durante le lavorazioni, sui singoli lavoratori che utilizzano i singoli macchinari.Questa procedura medico-sanitaria doveva e deve essere ripetuta periodicamente e la frequenza delle visite periodiche è stabilita dal medico competente; gli intervalli di tempo intercorrenti tra la visita medica preventiva e le successive visite mediche periodiche non deve comunque superare determinati intervalli temporali.Per le lavorazioni che comportano un'esposizione quotidiana personale al rumore che supera la soglia di 90 decibel, il D.Lgs 277/91 prevedeva l'apposizione, nei luoghi di lavoro, di segnaletica ad hoc ed, eventualmente, una limitazione dell'accesso a detti luoghi mediante delimitazione del perimetro di detti luoghi.Il dettato normativo prevedeva e prevede, inoltre, che i lavoratori esposti quotidianamente a rumore la cui soglia è compresa fra 80 e 85 decibel hanno facoltà di richiedere il controllo sanitario, ai quali viene esteso se il medico competente lo ritiene opportuno.Obblighi del datore di lavoro relativamente all'applicazione delle disposizioni in materia di prevenzione dei danni causati dall'esposizione al rumoreLa disposizione normativa di cui al D.Lgs. 277/91 prevedeva espressamente che il datore di lavoro era tenuto ad effettuare la valutazione del rumore negli ambienti di lavoro durante lo svolgimento delle attività lavorative al fine di evidenziare eventuali rischi; questa valutazione, volta a misurare l'esposizione dei singoli lavoratori al rumore, era programmata e veniva effettuata ad intervalli particolari ad opera del personale tecnico competente, sotto la diretta responsabilità del datore di lavoro. Attualmente, la valutazione cui è tenuto il datore di lavoro, ai sensi dell'art. 49-quinquies del D.Lgs. 626/94, è programmata ed effettuata almeno ogni 4 anni, da personale tecnico competente. Comunque, il datore di lavoro, come stabilito anche nella previgente normativa, deve aggiornare la valutazione dei rischi ogni qual volta si verifichino notevoli mutamenti e quando la sorveglianza sanitaria ne rileva la necessità.Il rapporto della valutazione del rumore negli ambienti di lavoro viene redatta dal datore di lavoro, il quale deve indicare specificamente le misurazioni effettuate, nonché gli strumenti ed i metodi utilizzati per effettuarle.Secondo il dettato normativo previgente, il datore di lavoro, doveva, altresì, adottare gli accorgimenti necessari per minimizzare i rischi che derivano dall'esposizione al rumore attraverso l'adozione di misure tecniche, organizzative e procedurali concretamente attuabili, privilegiando gli interventi alla fonte ed utilizzando, comunque, le tecnologie più avanzate disponibili sul mercato.L'attuale normativa specifica ulteriormente gli obblighi posti a carico del datore di lavoro; infatti, all'art. 49-sexies del D.Lgs. 626/94, il Legislatore evidenzia espressamente che il datore di lavoro deve eliminare i rischi alla fonte o, se questo non è possibile, deve ridurli al minimo e comunque, i livelli di esposizione non possono eccedere i valori limite stabiliti dall'art. 49-quater, D.Lgs. cit.. Al fine di adeguarsi alla previsione legislativa, il datore di lavoro deve utilizzare determinate misure, tra le quali:- l'adozione di metodi di lavoro alternativi che comportano una minore esposizione al rumore;- la scelta di attrezzature di lavoro adeguate, in relazione con l'attività lavorativa da svolgere, in grado di emettere il minor rumore possibile;- l'adozione di adeguate misure tecniche per contenere il rumore trasmesso via etere (ad esempio, involucri o rivestimenti realizzati con materiali fonoassorbenti) e il rumore strutturale (ad esempio, sistemi di isolamento);- la riduzione del rumore attraverso la limitazione della durata e dell'intensità dell'esposizione, nonché l'adozione di orari appropriati, con periodi di riposo sufficienti.Nel caso in cui, a seguito della valutazione dei rischi, i valori superiori di azione vengono oltrepassati, il datore di lavoro è tenuto ad elaborare ed applicare un programma di misure tecniche ed organizzative per ridurre l'esposizione al rumore.Nel caso di particolari attività, se i lavoratori possono usufruire di locali di riposo messi a loro disposizione dal datore di lavoro, il rumore all'interno di questi deve essere ridotto al livello compatibile con la loro finalità e le loro condizioni di utilizzo.




Articolo a cura dell'Avv. Alessandra Messa

21 marzo, 2007

Come si costruisce un endo... veloce veloce

Certo... visto così sembra facile e veloce... e ci può anche stare.... BASTA CHE POI NON FISCHI ! :-) (Pubblicato fresco dalla Norvegia ... e brava Bernafon che mette i suoi video in rete !)

11 marzo, 2007

Spiegazione esemplare...

Gran bel video... spiega benissimo gli effetti del rumore sulle ns. orecchie...(è un pò lungo ...conviene metterlo subito in pausa e attendere qualche minuto)


Online Videos by Veoh.com

25 febbraio, 2007

Situazione vera o paradossale ?

Spot Oticon ... ma perchè non li fanno vedere in italia ?!

Fase 2...?

Iniziata la 'Fase 2'... quella dove il 'consumatore' in qualche modo 'sceglie' e/o reagisce in questo modo chiedendo/preferendo altri prodotti più adeguati... chissà se è iniziata davvero o è solo uno spot. Divertente comunque ...e un modo indubbiamente 'moderno' di presentare i prodotti !





19 febbraio, 2007

Finalmente in italiano !

Finalmente una bella pubblcità che fa anche comunicazione... e comunica... perchè e come un moderno apparecchio acustico digitale fa oggi la differenza ! In italiano e ben coreografata...
Non si può certo dire che abbiano scelto male il testimonial gli amici della Bernafon (ch).
Comunque ... c'eravamo anche noi... al loro 60esimo !

01 febbraio, 2007

Tempo di cambiare...


Vorrei qui usare una metafora per introdurre unargomento che mi sta a cuore: : illustrare perché gli strumenti e le modalità di controllo dell’applicazione protesica (il collaudo ASL) vanno adeguati. Oggi se andiamo con la nostra auto da un elettrauto a far sistemare un malfunzionamento di una parte elettronica (e digitale), osserviamo come gli strumenti di diagnosi siano cambiati. Ovviamente ciò accade poiché è mutata profondamente la tecnologia elettronica a bordo delle ns. auto. La stessa cosa avviene per gli apparecchi acustici ma non solo. Continuando la metafora, anche le modalità di frenata di un automobile sono adattate alle condizioni ‘reali’ della strada e non vengono più testate in assoluto. Addirittura in presenza di una perdita di aderenza, la riduzione della potenza frenante è accettata poiché in questo caso non ne abbassa l’efficacia ! Allo stesso modo un apparecchio acustico digitale ‘vero’ analizza lo spettro del parlato nelle varie condizioni ambientali (quindi reali) e di conseguenza (per esempio) viene esaltata la voce, in presenza di rumori di fondo o di suoni comunque privi di reali informazioni (come il traffico…). Ciò avviene grazie ala tecnologia digitale che rende possibile l’abbattimento automatico del rumore circostante ottimizzando l’ascolto anche in una situazione sonora complessa, ma non solo. Questa capacità di discernimento sonoro viene applicata, variata, regolata istante per istante affrontando e risolvendo le variabili sia che provengono dall’ambiente o naturalmente presenti quando il soggetto fisicamente si sposta.
Questa sofisticazione non può essere più valutata a ‘compartimenti assoluti’ come i toni puri emessi da un audiometro ma deve essere misurata con la prova vocale poiché è questo è il vero obbiettivo dell’applicazione protesica ed è ciò che va considerato per misurarne l’efficacia.
Non voglio qui entrare nel dettaglio di ‘come’ viene elaborato il segnale sonoro rilevato nell’ambiente e in che modo venga ‘restituito’ al paziente (grazie a questi veri e propri micro-computer), ma spero sia chiaro il messaggio: c’è una urgente necessità di modificare i parametri di verifica dell’applicazione protesica (a tutto vantaggio dell’audioleso) e ciò sarà possibile solo acquisendo informazioni corrette ….
Io ci provo a farle passare….

20 gennaio, 2007

La mala educaciòn...

Raccolgo, condivido e pubblico qui volentieri un passaparola che gira sulla rete.
La scorsa domenica il TG1 ha dedicato lo Speciale serale ad un fenomeno di attualità forse sottovalutato, ma prepotentemente giunto alle luci della ribalta anche grazie ad internet, per mezzo del video-sharing.Filmati ripresi col telefonino hanno mostrato all’Italia una generazione di veri e propri maleducati (a voler usare un eufemismo), privi di rispetto per il prossimo e, va da sè, per il mondo che li/ci circonda.Se è vero che i bambini hanno la naturale capacità di assorbire con facilità le informazioni dagli adulti che li educano, imitandone atteggiamenti, comportamenti, modi di interagire con il prossimo, con la natura, di vivere “civilmente” in società, dovremmo tutti farci un bell’esame di coscienza perchè, in un modo o nell’altro, la responsabilità degli errori dei giovanissimi trova le sue radici in esempi sbagliati dati dai grandi!

Neanche a farlo apposta, dopo la puntata dello Speciale TG1 (che potete rivedere anche online, sul sito RaiClick) siamo incappati nel video di una campagna pubblicitaria australiana lanciata da Napcan, Make your influence positive!, che attraverso alcuni filmati profondamente (purtroppo) vicini a pessimi comportamenti dei “grandi”, induce a riflettere sul riflesso delle proprie azioni, soprattutto nei confronti dei bambini che ci guardano.Children see, children do (I bambini vedono, i bambini fanno) è infatti il titolo scelto per lo spot pluripremiato, realizzato dall’agenzia DDB di Sidney. Dato che in TV questo spot ci sembra di non averlo mai visto, chissà che un piccolo passaparola via Internet -con il vostro aiuto- non possa contribuire a lanciare un invito a riflettere sulle proprie azioni e sui messaggi che esse veicolano: ogni azione è comunicazione.Cerchiamo di tenerlo presente per insegnare ai nostri giovani il rispetto di sè e degli altri.
(grazie a Goolisti.com)

14 gennaio, 2007

Attirare l'attenzione


Uno degli aspetti più emblematici della sordità è quello di essere un deficit in qualche modo nascosto. Dobbiamo tenere conto che le persone deboli di udito tendono a nascondere questo problema poiché sono naturalmente aiutati dalla poca visibilità fisica della sordità. La persona audiolesa è condizionata dal suo stato, dal suo modo di sentire. Sviluppa una maggiore sensibilità e se da un lato questa è necessaria per compensare le difficoltà uditive, dall’altro, comporta una iper attenzione che tende a sovradimensionare aspetti e particolari anche di poco conto. Ciò lo induce a verificare continuamente quello che accade intorno a lui e fargli cogliere contraddizioni che alimentano tensioni, sospetti, incertezze. Un altro aspetto che caratterizza la persona debole di udito risiede nel senso di vergogna, spesso vissuto in modo molto forte. Preferisce l’isolamento (mantenendo attivi solo i rapporti indispensabili) e manifesta atteggiamenti rinunciatari verso iniziative di aiuto poiché comporterebbero la violazione di un tabù diffuso: parlare della sordità. In Italia questo è diventato un problema serio: da un lato siamo il paese con il più alto numero di anziani e, dall’altro le vendite di apparecchi acustici sono tra le più basse in Europa. E non solo; in questi numeri, che non ci fanno certo onore, si riscontra che (sempre in Italia) il maggior numero di apparecchi acustici venduti (o preferiti per meglio dire), sono quelli piccolissimi, inseriti nella cavità dell’orecchio e per questo chiamati invisibili contro il maggior numero di protesi acustiche addirittura colorate che sono in testa alle vendite in paesi come la Norvegia ! Una parte della responsabilità di questo divario va anche ai pubblicitari. Ci sono troppe pubblicità che, attraverso un messaggio falsato e distorto, esaltano qualità che il prodotto non possiede, ingannando l’audioleso oppure promettono condizioni irraggiungibili se non addirittura fasulle. Lo scostamento che deriva tra il messaggio pubblicitario e il cliente diviene a volte incolmabile e non sempre è possibile rimediare. Si genera di conseguenza un pericolosissimo “passaparola negativo” che genera diffidenza e allontanamento. In questo settore, cosi fortemente condizionato dall’estetica, c’è bisogno di “pubblicità progresso”, di pubblicità “sociale”. Occorre chiamare i messaggi pubblicitari in un modo diverso; non più pubblicità, ma comunicazione poiché bisogna anche far sapere cosa può dare un apparecchio acustico e come va utilizzato. Occorre attirare l’attenzione. Infatti oggi le tecnologie nei servizi per gli audiolesi, ormai hanno un ritmo di evoluzione molto simile a quello presente nel mercato dei computer. Da un lato il microchip la fa da padrone e, dall’altro, si è consolidato l’interesse commerciale verso quest‘area di mercato. Ecco allora apparire sms vocalizzati, apparecchi acustici senza pila o altre sofisticazioni incredibili solo fino a qualche anno fa. Vale la pena essere informati e soprattutto informare per non far perdere a nessuno l’opportunità di s e n t i r e.